Utile per azione: cos’è e come si calcola?

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Utile che ha a che fare con le azioni

A che cosa facciamo riferimento con  il termine utile per azione? Si tratta di utili, che molto spesso prendono anche il nome di earnings per share o EPS,  che una determinata azienda ha riuscito a generare in corrispondenza al numero di azioni che vengono emesse dall’azienda stessa. Gli esperti del settore, in genere, usano sia gli utili netti annuali, quelli quindi che hanno a che fare con il bilancio annuale, sia i dati trimestrali e i dati annuali che vengono realizzati proprio sulla base di ogni trimestre.

Ma non è tutto, per poterli calcolare delle volte, gli analisti utilizzano anche le stime che hanno a che fare con una redditività futura, usando in questo caso quelli che in gergo si definiscono utili attesi.

Detto questo, passiamo al primo quesito importante: come si ottiene il numero di azioni finale? Ebbene, il calcolo si ottiene tenendo conto del numero di titoli di riferimento nel corso dei vari sotto periodi e quindi, nel caso in cui le azioni nel corso dell’inizio dell’anno sono 100.000 e poi a metà anno diventano 180.000, allora il numero finale sarà di  100000/12+180000/12=140000 azioni. Per capirci meglio, il numero o per meglio dire il conteggio finale si basa solo ed esclusivamente sul numero di spot di azioni che poi alla fine dei conti vengono effettivamente emesse e anche dal numero di azioni che sono in circolazione.

Un punto in sospeso è quello che ha a che fare con le azioni che vengono detenute dalla società, ebbene in questo caso la regola esiste ed è anche molto consolidata: infatti in questo caso le azioni vengono considerate come vendute e tutti i profitti che se ne ricavano si aggiungono all’utile netto, con la sola e unica detrazione delle tasse rilevanti. Le società, di base, nei loro bilanci finali possono indicare il numero di azioni che emettono e che sono presenti sul mercato, inserendo anche il numero di azioni che possiedono e il numero di azioni che emettono nel corso dell’anno.

A questo punto, possiamo con certezza capire bene che cosa significa utile per azione e che cosa indica anche il suo acronimo EPS: è di fatto un indicatore fondamentale per fare comprendere quello che è lo stato di salute di una azienda.

“E’ una parte del profitto della società assegnata a ciascuna delle azioni ordinarie in circolazione” dicono gli esperti che poi aggiungono: “Il significato dell’utile per azione (earnings per share) è molto semplice: questo indicatore mostra la redditività del titolo azionario della società”.  Il significato del suo acronico EPS invece indica l’utile netto che viene messo a disposizione per ogni azione in circolazione.

La cosa importante da tenere sempre a mente è che l’utile per azione, in linea di massima, è considerato come una vera e propria variabile che va poi a determinare e ad incidere sul prezzo finale di ogni azione.

Ora, capito di che cosa stiamo parlando, la domanda che sorge spontanea è la seguente: come si calcola l’utile per azione? Si calcola sottraendo i dividendi privilegiati all’utile netto e dividendo gli stessi con la differenza per il numero medio di azioni emesse in circolazione.

Gli esperti del settore sono certi del fatto che per portare avanti questo calcolo sia meglio tenere conto del numero medio di azioni che sono in circolazione, proprio nel periodo di riferimento e questo perché, di fatto, il numero di azioni in circolazione cambia nel corso del tempo. Anche se una parte delle persone che si occupa proprio di questo settore, ritiene molto più semplice fare il calcolo usando il numero di azioni in circolazione alla fine del periodo.

Per capire bene la questione, cerchiamo di aiutarci con un esempio: se una società ha un utile netto di 25 milioni e la società stessa si trova a pagare 1 milione in dividendi privilegiati, e a questo dato si aggiunge il fatto che ha ottenuto 10 milioni di azioni nel corso della prima metà dell’anno e 15.000 azioni nell’altra metà, ebbene l’EPS finale non potrà essere altro che 1,92 . Questo perché: tanto per cominciare si sottrae 1 milione dall’utile netto della società, arrivando a 24 milioni e poi viene anche calcolata la media per potere capire il numero preciso di azioni che sono circolate nel corso di un solo anno.

Insomma una cosa importante da non sottovalutare mai riguardo all’EPS è il capitale che serve per generare dei guadagni.

Due società potrebbero generare lo stesso importo di utile per azione. Una società potrebbe riuscirci tagliando gli investimenti nonostante questa possa essere più efficiente utilizzando il proprio capitale per generare più reddito. Solo quando i parametri delle due società saranno simili, un’azienda potrà essere considerata migliore” spiegano sempre gli esperti.

Questo è un dettaglio su cui gli investitori devono sempre prestare attenzione, proprio per questo motivo sempre di più sono quelli che usano l’utile per azione per capire se vale o no investire in una determinata società.

Utile per azione: quante tipologie esistono?

Proseguendo il nostro discorso relativo all’utile per azione, la cosa importante da sapere è che ne esistono per due tipologie e sono:

Basic earnings per share: che poi altro non è che l’indicatore che viene fuori dalla divisione dell’utile netto messo a disposizione dagli azionisti ordinari in unione con la media che deriva dalle azioni ordinarie che nel corso dell’anno vengono messe a disposizione. Cosi da potere tenere conto di tutti i cambiamenti delle azioni che sono in circolazione.

Diluted earnings per share: che invece sono le azioni ordinarie che vengono prese come riferimento solo in base ad una stima che si ricava dallo sviluppo e dalla conversione dei titoli.

Ora la seconda domanda da porsi è quando ci si trova davanti ad un buon utile? Ebbene rispondere non è sempre cosi facile e questo perché tanto dipende da diversi fattori, come: i risultati dell’azienda e anche il confronto conseguente che arriva con i concorrenti. Poi per le società in borsa, importante prestare attenzione a quello che si aspettano gli analisti che sono impegnati a seguire il titolo.

Un dettaglio di non poco conto il relazione all’EPS è che anche se si parla di uno strumento molto utile, può presentare dei limiti, ad esempio: l’EPS che come detto prima è l’acronimo di utile per azione, non tiene conto del debito che detiene una determinata società e questo porta ad avere alla fine solo un riassunto parziale di quella che è la situazione finanziaria di una azienda.

Ancora, nel calcolo non si tiene conto del flusso di cassa che è molto importante per la valutazione finale perché questo particolare, di fatto fa capire quanta liquidità è disponibile e quali sono i suoi cambiamenti nel corso del tempo e ancora i soldi che entrano e che escono da una determinata azienda. Insomma un particolare, che se tenuto da conto, aiuta anche a fare una pianificazione finanziaria.

Adesso però entriamo in un terzo importante punto ovvero la differenza tra l’utile per azione base e utile per azione diluiti. Partiamo dal concetto di Rapporto di utili per azione, si tratta  una misura che riguarda l’utile netto che viene messo a disposizione per gli azionisti ordinari, per capirci meglio si tratta di un calcolo che viene portato avanti con il preciso scopo di riuscire a trovare gli utili che una società può ottenere in base al numero di azioni che sono in circolazione.

A questo punto entriamo nel dettaglio: gli Utili per Azione e gli Utili Diluiti per Azione sono facilmente confusi da chi magari è meno esperto del settore ma in realtà le due cose non vanno mai confuse, visto che si tratta di due argomenti molto diversi tra di loro: per quello che concerne il Rapporto di Utile per Azione o anche EPS di base, questo ha il compito di misurare il numero di dollari di reddito netto che viene messo a disposizione per ognuna delle azioni in circolazione nella società, si tratta, per capirci di una misura legata alla redditività e quindi un fattore fondamentale e determinante per quello che poi alla fine è il prezzo reale di una azione.

Questo sistema si utilizza anche per altri calcoli che hanno sempre a che fare con il rapporto finanziario, come ad esempio il rapporto tra prezzo e utili. “Va evidenziato che due società potrebbero generare EPS simili, ma un’impresa può farlo utilizzando meno capitale proprio, il che renderebbe l’impresa più efficiente dell’impresa che emette più azioni e arriva allo stesso EPS” confermano gli esperti.

Passando poi invece al concetto di Utili Diluiti per Azione, in questo caso il calcolo viene realizzato prendendo in considerazione le varie opzioni su azioni, obbligazioni, warrant e anche altri titoli che alla fine dei conti potrebbero creare una condizione di diluizione. Per capirci meglio, l’EPS diluito non fa altro che calcolare il valore dell’EPS tenendo conto dei titoli diluiti potenziali.

Se si prende come esempio un azionista di una determinata azienda, ebbene per lui la diluizione dell’EPS non è positivo e questo perché come spiegano gli esperti: “Ciò significa che il reddito netto rimarrà lo stesso mentre le azioni in circolazione potrebbero diventare molto più grandi. In questo caso, la cifra in EPS sarebbe ridotta in larga misura”.

Facendo un esempio per essere ancora più chiari: una determinata società può anche avere in circolazione delle azioni pari a 1000, ma una cifra del genere può anche aumentare a 3000 dopo che viene messa in pratica una conversione di azioni.

A questo punto, una volta capito bene la differenza tra i due concetti e capito che esiste una differenza di non poco conto, possiamo mettere l’uno in confronto all’altro. La somiglianza principale è il calcolo di base che è simile per entrambi. Ma oltre a quello, i due concetti sono molto diversi e questo perché l’EPS di base prende come spunto di considerazione solo le azioni che sono in circolazione al momento e non tiene conto di quella che può essere anche una eventuale diluizione che si verifica da convertibili, opzioni, warrant e cosi via. Quindi, l’EPS di base sarà sempre e in ogni caso superiore a quello diluito e questo perché il secondo avrà sempre a che fare con più azioni in circolazione anche se continuerà a tenere conto dello stesso reddito netto che si utilizza per il calcolo dell’EPS di base.

Per concludere, è sempre portare avanti il calcolo dell’EPS diluito rispetto al precedente, perché di fatto questo calcolo tiene anche conto di quello che potrebbe essere lo scenario peggiore destinato a verificarsi inseguito alla diluizione e non finisce qua, è anche importante tenere conto di un altro particolare: un investitore potrebbe anche trovarsi nella condizione di non volere comprare delle azioni che hanno una differenza molto significativa tra l’EPS di base  e l’EPS diluito e questo per via di un possibile effetto negativo che la stessa diluizioni potrebbe portare a mostrare sul prezzo totale dell’azione.

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Argia Renda
Sono giornalista pubblicista dal 2019, ma la mia passione per il mondo della scrittura e del giornalismo nasce fin da quando ero bambina. Collaboro con testate giornalistiche online fin da quando ancora ero una semplice studentessa di Liceo. Una passione che mi ha sempre accompagnato e che ho ancora oggi la fortuna di potere chiamare lavoro. Sono una persona risoluta, positiva, capace di gestire situazioni di stress e abituata a lavorare in squadra, anche se da anni il mio lavoro è stare davanti ad un computer per molte ore. Adoro scrivere su diversi e svariati argomenti, negli anni ho toccato davvero tanti colori di cronaca. Sono soprattutto una persona curiosa, desiderosa di migliorare, imparare, innovare e sperimentare.